Sciopero benzinai revocato dopo l’incontro con Di Maio: “Rinvio della fatturazione elettronica al 2019”

È stato revocato lo sciopero di 24 ore dei benzinai che sarebbe dovuto scattare questa sera. La decisione è stata presa dopo le rassicurazioni del ministro dello Sviluppo economico Luigi Di Maio sul rinvio della fatturazione elettronica che sarebbe dovuta scattare dal prossimo primo luglio. “Per noi una data ragionevole è il 1 gennaio 2019. In queste ore al ministero dell’Economia stanno scrivendo la norma che entrerà nel decreto dignità”, ha annunciato il vicepremier proprio al termine dell’incontro con i rappresentanti sindacali dei gestori delle pompe di benzina.

“I benzinai sono una delle categorie che si è ritrovata ad essere cavia della fatturazione elettronica. Noi crediamo in questo strumento, ma devono essere messi nelle condizioni di affrontare la sfida della digitalizzazione mentre ora vengono solamente obbligati“, ha detto Di Maio. Poi ha spiegato: “Abbiamo assicurato che rinvieremo la fatturazione elettronica che dovrà partire quando le categorie saranno pronte. I benzinai hanno assicurato che revocheranno lo sciopero”.  “Questo – ha concluso il ministro – mi sembra l’approccio giusto per aiutare la categoria e creare strumenti per le altre. In Italia quando si digitalizza bisogna sostituire e non aggiungere. Quindi ci premureremo che si tratti di una agevolazione e non di un ennesimo adempimento”.

La proposta di Di Maio di rimandare a gennaio 2019 l’obbligo della fatturazione elettronica per i benzinai era già stata annunciata domenica. Il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico aveva aggiunto che la misura sarà contenuta nel cosiddetto decreto dignità. Nel provvedimento che approderà in consiglio dei ministri, ci sarà anche l’abolizione di altre misure che interessano le imprese come: il redditometro, lo spesometro, gli studi di settore e lo split payment.

La misura della fatturazione elettronica obbligatoria è stata introdotta dalla legge di Bilancio 2018 con l’obiettivo di contrastare l’evasione dell’Iva. “Il paradosso italiano – aveva sostenuto Di Maio domenica – è che questi strumenti vengono inventati per combattere gli evasori e puntualmente vanno a danneggiare quelli che le tasse le hanno sempre pagate”.

fonte: ilfattoquotidiano.it

Prezzo dei carburanti: i conti non tornano

La quotazione del petrolio crolla, ma i prezzi dei carburanti continuano a essere troppo alti. Il premier Matteo Renzi ha chiesto al ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, una “moral suasion” per far scendere i prezzi, mentre da più parti arriva la richiesta al governo di intervenire su tasse e accise. “Ha ragione Renzi, il governo non può fissare per decreto il prezzo della benzina, ma può certamente intervenire sterilizzando l’iva (che da sola incide per il 18 per cento) e intervenendo sulle accise”, dichiara in una nota la Faib-Confesercenti.
“Tra accise e Iva”, aggiunge l’associazione dei gestori, “le imposte pesano per il 69 per cento del costo pagato dai consumatori e sono praticamente insensibili alle variazioni delle quotazioni del petrolio. Tanto che, per assurdo, anche se i Paesi produttori ci regalassero la materia prima, un litro di verde costerebbe comunque agli italiani 1,083 euro, un litro di gasolio 0,965 euro”. In particolare, secondo Faib Confesercenti, sarebbe utile legare le accise, attualmente fissate a 0,738 euro per la benzina verde e 0,617 per il gasolio, al costo effettivo della materia prima, introducendo un meccanismo di flessibilità che permetta di riflettere le variazioni delle quotazioni del greggio. “In questo modo”, conclude la nota, “anche in Italia si potrà finalmente approfittare pienamente delle possibilità di risparmio che il calo del costo del petrolio può aprire per i consumatori e per tutta l’economia”.
“Da giugno 2015 ad oggi il prezzo della benzina è diminuito complessivamente di oltre 21 centesimi euro/litro, mentre quello del gasolio di circa 28 centesimi, riflettendo appieno la discesa del greggio e dei prodotti raffinati sui mercati internazionali”, spiega l’Unione petrolifera che ricorda come “a livello industriale il prezzo italiano è inoltre assolutamente in linea con quello medio dei paesi dell’area euro”.
Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori. Adusbef e Federconsumatori parlano di carico fiscale “intollerabile”, chiedono di ritoccare immediatamente al ribasso le accise almeno di 5 centesimi al litro in una prima fase, per poi intervenire in termini strutturali con ulteriori riduzioni di almeno 10 centesimi al fine di riportare la tassazione nelle medie europee. Secondo l’Osservatorio nazionale Federconsumatori, comunque, qualche spazio di manovra c’è anche sul prezzo industriale. “Le quotazioni del petrolio”, spiega una nota, “sono ancora su livelli bassissimi, poco sopra 30 dollari al barile, un valore simile non si vedeva da gennaio 2009. Come abbiamo già denunciato allora le quotazioni si attestavano a 34,08 dollari al barile e la benzina costava 1,13 euro al litro. Oggi, tenendo conto della perdita di forza del cambio euro-dollaro, dell’aumento delle accise sui carburanti, nonché dell’incremento dell’Iva, il costo della benzina si trova comunque 6 centesimi oltre il livello a cui si dovrebbe attestare. Maggiorazione che si traduce in un aggravio sulle tasche dei cittadini di +72 euro annui in termini diretti (vale a dire per i pieni di carburante) e di +59 euro annui in termini indiretti (a causa all’impatto del costo dei carburanti sui prezzi dei beni di prima necessità che, nel nostro Paese, sono distribuiti per l’86 per cento su gomma). Il totale ammonta a +131 euro annui”.
Secondo il Codacons, l’Italia “resta saldamente ai vertici della classifica dei paesi europei dove i carburanti costano di più e, rispetto alle scorse settimane, supera i paesi del nord Europa, piazzandosi al 3° posto sia per la benzina (dietro Malta e Paesi Bassi), sia per il gasolio (peggio di noi solo Malta e Regno Unito)”. Rispetto alla media Ue, spiega l’associazione dei consumatori, gli automobilisti italiani pagano oggi la benzina il 22,7 per cento in più (+19 per cento il gasolio): questo significa che per un pieno di verde si spendono oggi 13,15 euro in più rispetto alla media dei paesi europei (+9,75 euro per un pieno di gasolio). “Una differenza inaccettabile, sulla quale pesa una tassazione abnorme che crea danno enorme alle famiglie e alle imprese”, protesta il presidente Carlo Rienzi. “Il governo deve impegnarsi ad eliminare e subito accise anacronistiche sui carburanti, varate per finanziare guerre e calamità naturali del secolo scorso, e che appaiono ridicole oltre che lesive dei consumatori”.

fonte: stradafacendo