Deduzioni fortefarie Autotrasporto – l’Agenzia delle Entrate conferma la misura dello scorso anno

Nella giornata di oggi l’Agenzia delle Entrate ha emanato il comunicato stampa (in allegato) con il quale rende ufficiale la misura delle deduzioni forfetarie riconosciute per l’anno 2015, alla luce dello stanziamento complessivo di 70 mln di euro.
Le deduzioni forfetarie giornaliere stabilite per ambito territoriale del trasposto valide per il 2015 sono, dunque, le seguenti:
• 17,85 € per i trasporti nel Comune in cui ha sede l’impresa (ossia il 35% di 51,00 euro);
• 51,00 € per i trasporti oltre il Comune in cui ha sede l’impresa.
Sono state, pertanto, confermate le misure previste lo scorso anno (vedi News 5 luglio 2016).
Resta, confermata anche l’agevolazione relativa alla facoltà di recuperare, tramite compensazione in F24, i contributi versati al Servizio Sanitario Nazionale (SSN) sui premi di assicurazione per la responsabilità civile, per i danni derivanti dalla circolazione dei veicoli a motore adibiti a trasporto merci di massa complessiva a pieno carico non inferiore a 11,5 tonnellate.
Pertanto, le imprese di autotrasporto merci – conto terzi e conto proprio – possono recuperare nel 2017 fino ad un massimo di 300 euro per ciascun veicolo le somme versate nel 2016 quale contributo al SSN.
Tutte le imprese di autotrasporto che, considerata la fase di incertezza, avessero già effettuato i versamenti entro il 30 giugno senza tenere conto delle deduzioni forfettarie, possono recuperare le eventuali maggiori imposte versate entro la scadenza del 30 giugno 2016, tramite compensazione nel modello di versamento F24, per i primi versamenti di tributi e contributi dovuti successivamente.
E’ evidente, infatti, che dalla dichiarazione annuale delle imposte sui redditi da presentare entro il mese di settembre emergerà un credito di ammontare pari alla differenza tra il debito tributario emergente dalla dichiarazione ed il versamento dell’IRES ovvero IRPEF effettuato entro la scadenza di giugno 2017.

fonte: cna.fe.it

Prezzo dei carburanti: i conti non tornano

La quotazione del petrolio crolla, ma i prezzi dei carburanti continuano a essere troppo alti. Il premier Matteo Renzi ha chiesto al ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, una “moral suasion” per far scendere i prezzi, mentre da più parti arriva la richiesta al governo di intervenire su tasse e accise. “Ha ragione Renzi, il governo non può fissare per decreto il prezzo della benzina, ma può certamente intervenire sterilizzando l’iva (che da sola incide per il 18 per cento) e intervenendo sulle accise”, dichiara in una nota la Faib-Confesercenti.
“Tra accise e Iva”, aggiunge l’associazione dei gestori, “le imposte pesano per il 69 per cento del costo pagato dai consumatori e sono praticamente insensibili alle variazioni delle quotazioni del petrolio. Tanto che, per assurdo, anche se i Paesi produttori ci regalassero la materia prima, un litro di verde costerebbe comunque agli italiani 1,083 euro, un litro di gasolio 0,965 euro”. In particolare, secondo Faib Confesercenti, sarebbe utile legare le accise, attualmente fissate a 0,738 euro per la benzina verde e 0,617 per il gasolio, al costo effettivo della materia prima, introducendo un meccanismo di flessibilità che permetta di riflettere le variazioni delle quotazioni del greggio. “In questo modo”, conclude la nota, “anche in Italia si potrà finalmente approfittare pienamente delle possibilità di risparmio che il calo del costo del petrolio può aprire per i consumatori e per tutta l’economia”.
“Da giugno 2015 ad oggi il prezzo della benzina è diminuito complessivamente di oltre 21 centesimi euro/litro, mentre quello del gasolio di circa 28 centesimi, riflettendo appieno la discesa del greggio e dei prodotti raffinati sui mercati internazionali”, spiega l’Unione petrolifera che ricorda come “a livello industriale il prezzo italiano è inoltre assolutamente in linea con quello medio dei paesi dell’area euro”.
Sul piede di guerra le associazioni dei consumatori. Adusbef e Federconsumatori parlano di carico fiscale “intollerabile”, chiedono di ritoccare immediatamente al ribasso le accise almeno di 5 centesimi al litro in una prima fase, per poi intervenire in termini strutturali con ulteriori riduzioni di almeno 10 centesimi al fine di riportare la tassazione nelle medie europee. Secondo l’Osservatorio nazionale Federconsumatori, comunque, qualche spazio di manovra c’è anche sul prezzo industriale. “Le quotazioni del petrolio”, spiega una nota, “sono ancora su livelli bassissimi, poco sopra 30 dollari al barile, un valore simile non si vedeva da gennaio 2009. Come abbiamo già denunciato allora le quotazioni si attestavano a 34,08 dollari al barile e la benzina costava 1,13 euro al litro. Oggi, tenendo conto della perdita di forza del cambio euro-dollaro, dell’aumento delle accise sui carburanti, nonché dell’incremento dell’Iva, il costo della benzina si trova comunque 6 centesimi oltre il livello a cui si dovrebbe attestare. Maggiorazione che si traduce in un aggravio sulle tasche dei cittadini di +72 euro annui in termini diretti (vale a dire per i pieni di carburante) e di +59 euro annui in termini indiretti (a causa all’impatto del costo dei carburanti sui prezzi dei beni di prima necessità che, nel nostro Paese, sono distribuiti per l’86 per cento su gomma). Il totale ammonta a +131 euro annui”.
Secondo il Codacons, l’Italia “resta saldamente ai vertici della classifica dei paesi europei dove i carburanti costano di più e, rispetto alle scorse settimane, supera i paesi del nord Europa, piazzandosi al 3° posto sia per la benzina (dietro Malta e Paesi Bassi), sia per il gasolio (peggio di noi solo Malta e Regno Unito)”. Rispetto alla media Ue, spiega l’associazione dei consumatori, gli automobilisti italiani pagano oggi la benzina il 22,7 per cento in più (+19 per cento il gasolio): questo significa che per un pieno di verde si spendono oggi 13,15 euro in più rispetto alla media dei paesi europei (+9,75 euro per un pieno di gasolio). “Una differenza inaccettabile, sulla quale pesa una tassazione abnorme che crea danno enorme alle famiglie e alle imprese”, protesta il presidente Carlo Rienzi. “Il governo deve impegnarsi ad eliminare e subito accise anacronistiche sui carburanti, varate per finanziare guerre e calamità naturali del secolo scorso, e che appaiono ridicole oltre che lesive dei consumatori”.

fonte: stradafacendo